di Davide Paciello
Illustrazione di Francesca Bosco
Alla fermata del tram due giovani amanti si baciano.
Da piccolo pensavo che l’amore dovesse essere qualcosa di puro, assoluto, incondizionato: ma quel tipo di amore solo un Dio può darlo.
L’amore, ripulito da fantasie e chimere, non è altro che il difficile e improbabile equilibrio tra natura e cultura. Non una forza eterea, ma viscerale, basata su degli interessi specifici e materiali.
È meno romantico, ma più concreto.
Certo, un equilibrio di contingenze, resta un fenomeno raro come la vita nell’universo.
Nella maggior parte dei casi le coppie sono in bilico tra la rappresentazione sociale e la paura di restare soli. Né amore né odio, ma condiscendenza e rassegnazione, una vita di quieta disperazione, direbbe qualcuno.
Si indossano le relazioni così come è socialmente accettabile ed ecco che convivere diventa un’abitudine: l’abito sporco di un’esistenza grigia.
Arriva il tram del ragazzo. Si salutano.
A scommettere su di loro direi: una settimana di sesso, poi il silenzio imbarazzante e infine il disprezzo. Ma ora sono la coppia più bella e innamorata del mondo contro degli ipotetici altri, gelosi e invidiosi.
Se fossero più onesti tra loro e chiudessero il mondo fuori si godrebbero una settimana di puro piacere per salutarsi con stima.
Dal canto mio ho messo un guardiano ad ogni istinto, ho dissezionato ogni infatuazione e capitanato i miei desideri come Ed Smith col Titanic: ho trasformato il viaggio della vita in una corsa a qualcosa che non c’è, circondandomi di ghiacci invisibili. Se avessi diviso il piacere dall’amore magari avrei scopato di più e migliorato una mezza giornata a me e ad un’altra persona.
Smetto di guadare la ragazza per paura si scambi il mio riflettere sulle ingenuità della giovane con il desiderio di predazione.
Il sesso è centrale nella nostra società, patriarcale ed eteronormata e non riguarda il piacere: quello sì che sarebbe puro.
No, il sesso riguarda il potere: quanto scopi e con chi lo fai.
L’espressione di un rapporto di forza tra un soggetto attivo, il maschio ed uno passivo, la femmina.
Non importa neanche che tu lo faccia il sesso, quel che conta è come gli altri interpretano la tua vita sessuale.
Al netto delle pulsioni, non sto costantemente a pensare al sesso e mi scoccia parecchio muovermi in un mondo che mi manda in palestra e a ballare, mi fa studiare l’oroscopo e la cultura pop, mi fa tatuare e bere il sabato sera, solo per aumentare la mia scopabilità, le mie chance di fare sesso.
Un’intera vita piegata alle esigenze della selezione sessuale perché, in fondo, è l’unico metro di giudizio che abbiamo.
Se il tram arriva in tempo prendo la pizza per stasera e con la mia compagna ci vediamo un film brutto. Se dopo scoperemo non è importante.
Ci diamo abbastanza piacere già a condividere le cose.