Illustrazione di Ottavia Marchiori

Pinoli di Pino

di Elena Soprano

Illustrazione di Ottavia Marchiori

Sforzo di piede.
Stretta mandibolare sul lato sinistro, quello con meno otturazioni a rischio.
Passa un’anziana che sembra uscita da Arsenico e vecchi merletti, per lei Piazza Cordusio è la stessa di trent’ anni fa, nonostante Sturbucks e i riders che ti sfrecciano sotto al naso.

«Ma se fa tanta fatica» sibila la Kikka «perché non va a piedi?»

Neanche il tempo di risponderle che è già sparita, probabilmente nel film di qualcun altro.
La Kikka issa sul marciapiede la iperbici sbolognata dall’ultimo ciclista di piazza Gramsci, che quando non è per la quale abbassa la saracinesca con incorporata la scritta “chiuso per acciacco” e passa davanti a una vetrina che le fa un placcaggio all’occhio sinistro. Le sue pupille mettono a fuoco e cominciano a sparare scatti a grandangolo. Non su quello che c’è esposto, intimo femminile in saldo a prezzi da mezzo stipendio, ma da un annuncio compilato a mano, in calligrafia ottocentesca, attaccato sulla porta in vetro: “Cercasi donna maniaca delle pulizie – Rivolgersi all’interno.” Come a dire, “Cercasi professore di algebra, possibilmente pedofilo”. Pensieri da ora di punta, da smog che dà il pizzicore alle ciglia e ai polipi al naso.

La Kikka, che ha finito il suo turno al supermercato: riprende lo slalom tra vari lavori in corso, runners metropolitani, nugoli di ragazzini ognuno incistato nel proprio smarthphone. 
Poi intravede la sua oasi: allora curva, rallenta e frena.
Scende e con un colpo deciso di tacco abbassa il cavalletto, sempre restio agli approdi d’asfalto.
Eccolo: il fruttivendolo.
Grande, grandioso, con la frutta e la verdura impilata a piramide. Forse manca un po’ di vero odore di frutta e verdura, più che altro questa è una cella frigorifera coi vegetali in esposizione, un ortobitorio.
Però, pensa la Kikka, è bello da vedere.
Pieno di colore.

E lì, al solito Pino, chiede dei limoni in offerta, dei pomodori, di quelli a meno e un cespino di trevisana un po’ andata per la tartaruga. Pino efficiente e gentile, in piedi dalle quattro del mattino per scaricare il camion, le sorride una frazione di secondo per poi finire nel discorso di due turisti americani tutti Birkenstock, calzoncini e zainetti.

L’uomo, panciuto e di mezza età, capelli a spazzola, chiede: «Sicilia vicino Egitto?».
«No, no» risponde l’altro commesso, Vincenzo: «Egitto vicino Africa». Pino sta tenendo d’occhio la woman, di viso piacente, col naso all’insù e una trentina di chili di troppo, che ha preso in mano un sacchetto da un chilo di pinoli. Chiede al marito di tradurre, per sapere il prezzo.
Il Pino, che nel suo negozio-congelatore è rimasto un ragazzo della via Gluck, intuisce al volo ed esclama: «Pinoli? 115 euro, ma faccio 100, dato che son lì da Natale». L’uomo ripete alla moglie la cifra, il resto non l’ha capito. Lei sfila dallo zainetto un portafoglio di pelle rossa, grande come un tablet, e paga sull’unghia il sacco di pinoli al Pino con un’unica banconota lucida e inamidata: la centa, come la chiama lui, di un verde ramarro al sole di agosto.
Nell’emozione dello smercio dei pinoli dicembrini, dà alla Kikka una saccata di lattuga di scarto per tartarughe delle Galapagos: «Va che bella,» dice  «sembra appena tra’ su da l’ort».

«Veramente, avevo chiesto solo un po’ di radicchio rosso,» ribatte la Kikka «la mia tartaruga mangia solo quello…»
«Ah, mi scusi, avevo capito che aveva una tartaruga…» continua il Pino dandole poi un minuscolo cespo di fogliame rosso avvizzito e aggiungendo tre euro al suo conto.

«Serve altro?» chiede il Pino alla Kikka, che ha la testa girata già verso l’uscita per controllare lo stato di collasso del cavalletto.

L’americana estasiata rimira il suo chilo di pinoli sgusciati.
Sembra stia per contarli uno ad uno.

«What’s…radecchio?» domanda al marito uscendo.

La Kikka sradica di nuovo la bici dall’asfalto, in fuga come Bartali dai cervelli a spazzola. 



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