di Davide Paciello
Illustrazione di Francesca Bosco
Non posso permettermi di fare tardi, oggi, ho una convocazione.
Mi chiedo quando ho iniziato ad aspettare con ansia le convocazioni da bidello.
Nella mia vita ho fatto un sacco di scelte di cui mi assumo la responsabilità, come quella di prendere filosofia all’università.
“Non importa se per vivere raccoglierò merda di cane, io farò filosofia!”, dissi irritato a mia madre, diventando un bimbo grande e, ironia della sorte, pochi anni dopo la laurea, finii a lavorare al canile di Foggia. Al netto delle carriole di feci da svuotare nella fogna ricordo quello come il miglior mestiere mai fatto, c’erano i cani, lo sforzo fisico che fa sentire vivi, i cani, lo stipendio bassissimo, comunque migliore di quello da stagiste in banca, ma soprattutto c’erano i cani.
Alla fine però pensai che avevo bisogno di costruire qualcosa, di vivere autonomamente.
Non potevo restare a fare un lavoro precario al limite del volontariato. Fu allora che iniziai a prendere le supplenze per insegnare. Il primo anno la sorte decise di prendermi in giro facendomi fare da ottobre a luglio. Poi il tempo è tornato nei cardini e ho potuto prendere solo posti da Collaboratore Scolastico.
Arriva il tram difronte e non il mio.
È come quando stai per firmare il contratto da docente e spunta una persona in graduatoria sopra di te e ti soffia il posto. C’è sempre una persona prima di te. Vanta i titoli MIUR presi a UniTeLoVendo e non ha l’ansia di fare almeno 9 stipendi interi l’anno per campare. Resta a casa, bada ai figli, generalmente ha un coniuge che porta soldi. Quando arriva la chiamata si presenta, magari per quindici giorni, magari per un mese, non importa, l’ansia di pagare le bollette ricade su un’altra persona.
Per fortuna il bidello mi permette di essere chiamato da più scuole e bene o male fino a giugno ci arrivo sempre. Il lavoro è ottimo, migliore di quello da docente, devi solo essere a disposizione, respirare candeggina e fare sforzi fisici casuali.
Guardare un corridoio vuoto e ripensare ai tuoi errori. Riesco ad allontanare la follia leggendo, al netto delle urla disumane e delle richieste confuse e contradittorie che ti arrivano.
Ti prego tram, arriva, portami alla convocazione, ho un libro da finire e voglio essere pagato per farlo.
Francamente credo sia un lavoro pensato per persone con svantaggio socio-economico-culturale. Non c’è niente di nobile nei laureati che fanno i Collaboratori. Stiamo rubando il posto a persone che per diverse contingenze non hanno potuto studiare. Li battiamo alle chiamate perché sappiamo compilare un form on line e sappiamo leggere e rispondere alle mail. Quasi tutti gli under 40 sono laureati o avviati ad un percorso di studi. Io, con una laurea magistrale e un master in marketing, sono la norma.
Siamo qui perché abbiamo fame e la fame ti spinge a rubare e quindi eccomi a sgraffignare il posto alla madre single che non ha potuto inseguire i suoi sogni o al signore a cui non hanno diagnosticato la dislessia e non ha potuto continuare gli studi.
Guardo i binari e penso a chi, con dottorato all’estero, è finito ad insegnare ad adolescenti svogliati.
No, decisamente a me non è andata male.