di Davide Paciello
Illustrazione di Francesca Bosco
Da quanto tempo sto aspettando il tram?
Il ritmo della mia vita non dipende da me, ma dal lavoro, dai tempi di produzione, dai mezzi pubblici, dal traffico.
Lavoro 36h la settimana e dovrei dormirne 67.
Il resto del tempo dovrei viverlo, ma c’è la palestra che serve ad essere più produttivi e più a lungo, c’è la spesa, la pulizia della casa.
Il tempo per i miei affetti, per i miei svaghi, le mie velleità quando lo trovo?
Sì, lo so, Charlie Chaplin lo dice meglio.
Il consiglio che ti danno è sempre lo stesso: ama il tuo lavoro e privati del sonno.
Per chi non lo sapesse la privazione del sonno è la prima tecnica di manipolazione applicata dalle sette in cui ti convincono a farti abusare sessualmente prima di spedirti a scannare persone a casa loro.
E sì, lo so, Charlie lo sa fare meglio.
Il tram è in ritardo, altro tempo che mi stanno rubando.
Ansia, stress, burnout, disturbi della socialità, perdita dell’empatia, depressione e suicidio. Tutto questo e molto altro è il magnifico mondo del tardo capitalismo.
Durante il master in marketing un milionario imprenditore genio ci ha raccontato di un ragazzo che aveva preso sotto la sua ala protettiva per mandarlo a crescere in un’importante azienda in Portogallo.
Dopo qualche anno scopre che il pupillo non aveva ancora cambiato lavoro, non aveva avuto particolari scatti di carriera né ruoli dirigenziali significativi. L’oscuro signore dei Sith, cioè il milionario, allora, gli procura subito altri colloqui in altre parti del globo. Il ragazzo, alla fine, parla chiaro e dice al mentore che guadagnava abbastanza, finiva di lavorare alle 17 e se ne andava a surfare tutti i pomeriggi.
Era ormai passato al lato chiaro del capitalismo.
L’imprenditore genio, iperattivo come solo certi cocainomani, raccontava questa storia con disprezzo: non poteva crederci che qualcuno rinunciasse alla carriera e a fare più soldi per restare in un posto dove aveva amici e affetti e tutto il tempo per godersi la sua passione.
Il tram ritarda ancora.
Io qui, fermo alla banchina, mentre tutto il mio tempo scorre via.
Da piccoli gli anni duravano eoni e quando sei in viaggio fai così tante cose che cinque giorni diventano una vita. La quotidianità, invece, si consuma nella ripetizione come un fiammifero al fuoco.
Il sole sorge e tramonta.
L’anno passa e io aspetto il tram.
Guardo oltre l’orizzonte immaginario nascosto dalla banchina difronte e mi figuro l’oceano durante il lungo tramonto portoghese, io e la mia compagna che ridiamo.
Le onde sono ottime per il surf, ma io non surfo.