di
Giulio Calenne
Se il padrone non avesse passato tutta la notte a scrivere un poema-lettera d’amore a G (che alla fine si è risolto in un «come va?») probabilmente l’inizio giornata di oggi avrebbe fatto meno schifo. Il meteo dà pioggia, è arrivata una bolletta da pagare, la disoccupazione giovanile è al 35,4%, l’autobus farà 10 minuti di ritardo e io mi sento già stanco. Arrivo alla metro alle 8 e 16, calcolo percorso di 28 minuti e nessun ritardo previsto a lavoro.
D, il mio padrone, ha 34 anni, ha studiato presso il Liceo Scientifico Gullace Talotta, lavora presso TuttoPizza e vive a Los Angeles. Nelle foto e nei video in cui è taggato si possono notare le sue labbra sottili, il suo naso storto da pugile, un mento a culo che sembra aver fatto gli squats, capelli neri doppio taglio e barbetta curata. In alcune foto che ha postato su Instagram alcuni utenti hanno commentato «amo’ sei troppo bello! <3», «a bomber!» e «a ridicolo!».
La sua voce sembra quella di un Uruk-hai che ha urlato troppo al concerto dei Cannibal Corpse e non sono l’unico che preferirebbe i messaggi scritti piuttosto che quelle interminabili note audio su WhatsApp.
Tra i suoi interessi principali ha selezionato: calcio, cinema e videogiochi, ma in realtà è sempre su Facebook.
Quando siamo in metro scorre la home page come ipnotizzato dal colore blu codice RGB #3B5998 del social e, ad ogni foto di fregna, l’immancabile Mi piace tattico.
Da due settimane controlla spesso il profilo di G, la sua ex ragazza, con l’accuratezza di un detective. Esamina gli eventi a cui parteciperà, chi ha messo mi piace alle sue foto, dov’è stata di recente e chi ha aggiunto come amico.
Anche se non sono in grado di giudicare G eticamente, credo abbia fatto bene a lasciarlo. È stata tradita con ben 4 ragazze diverse (l’ultima grazie a Tinder), e se avesse letto i messaggi scritti da D alle altre ragazze, difficilmente gli avrebbe scritto «Scusa ma anche se per me sei importantissimo non penso che questa storia possa ancora andare avanti. Sarai per sempre il mio lenticchio inzuppato, perdonami.»
Probabilmente, dalla piccola descrizione che vi ho appena fatto, ora vi starete immaginando un mostro immondo, ma in realtà è più normale di quel che sembra.
Sì, avrei preferito una persona più raffinata, con conoscenze più altolocate (avrei conosciuto altri simili), ma nella vita bisogna sapersi accontentarsi no?! E anche se è un poveraccio, alla fine presta molte premure nel non danneggiarmi e mi riempie di piccole attenzioni. L’altro ieri, ad esempio, mi ha comprato un nuovo vestito in pelle che si apre da davanti, molto carino.
Tuttavia, credo che le sue cure non derivino da una naturale propensione al far del bene tipica del genere umano, ma dal fatto che D è consapevole che io conservo ogni suo segreto, ogni suo desiderio e ogni suo spostamento, tant’è che tre volte a settimana mi nasconde i siti che visualizza.
«Ah Phoni! Stanchino oggi eh!». È Samsy, il cellulare del controllore metro, D ed io stiamo per attraversare i tornelli di Anagnina.
«Lascia stare, il pirla mi ha ricaricato per sole due ore. Non sono mica come te che mi bastano cinque minuti per ricaricarmi, sono un modello vecchio».
«Dai non abbatterti, hai ancora il tuo fascino! Buon lavoro».
Lavoro che per me, in metro, consiste nel visualizzare per 5 minuti le notizie del giorno e per i restanti 10 minuti il solito Facebook e Instagram. Il tutto accompagnato dall’ascolto di quella orrenda musica. Se anche oggi mi fa produrre continuamente Marco Masini – Bella Stronza, mi spengo per rappresaglia.
Potremmo ascoltare Beethoven, Vivaldi o Mozart, il cui genio musicale ben si conforma al mio amore per la matematica, ma no. Playlist Dance Addicted di Spotify e musica maschio alfa italiana.
Siamo quasi arrivati alla fermata Giulio Agricola. Al pensiero che possa salire Phonia, una cellulara ultimo modello del mio genere resistente all’acqua, il mio microprocessore inizia a battere all’impazzata.
Vorrei trovare il coraggio di parlarle, magari facendogli notare che il mio D e la sua padrona (una studentessa di chimica della Sapienza) sono amici su Facebook anche se in realtà non si sono mai parlati.
Oppure potrei complimentarmi delle splendide foto che riesce a fare. Oppure… No dai, ma cosa sto pensando?! Una come lei un vecchio come me neanche lo vede.
Meglio non pensarci o consumo troppa energia.